Si trova circa 35 km a nord-est di Treviso, laddove il fiume Monticano confluisce nel Livenza, al confine tra le province di Treviso, Venezia e Pordenone; servita dalla linea ferroviaria che congiunge Treviso a Portogruaro, è attraversata dalla statale 53 Postumia.
Nel comune hanno sede un istituto comprensivo, l'ISISS "A. Scarpa" (polo scolastico che ospita Liceo Scientifico e Istituto Tecnico Industriale) e il centro di formazione professionale “Lepido Rocco”. In ambito sanitario, hanno sede a Motta l'Ospedale Riabilitativo di Alta specializzazione e la Casa di Riposo per anziani "Tomitano e Boccassin".
La cittadina è sede inoltre del Multinational CIMIC group, l'unico in Europa, dei Vigili del Fuoco a servizio del comprensorio e del magazzino della protezione civile dell'ANA (Associazione Nazionale Alpini) del Triveneto, adibito al ricovero delle attrezzature per la Colonna Mobile Nazionale.
Storia
Motta di Livenza nel 1291 viene nominata "Figlia primogenita della Serenissima". Nel 1511 "Figlia prediletta della Serenissima Repubblica". La sua storia è legata alla storia di Venezia. Trovandosi lungo la Postumia, un'antica arteria dell'Impero Romano, a pochi chilometri da Concordia Sagittaria e Oderzo, due città d'epoca romana, fu luogo di transito e poi terra di feudi e diocesi. La Curte in Laurentiaca citata nel 762 dai figli del duca Pietro del Friuli, oggi chiamata Lorenzaga e frazione di Motta, ne testimonia l'origine a sinistra del Livenza. Con buona probabilità è questa la ragione che nei documenti antichi spesso Motta viene localizzata in terra Friulana essendone il Livenza il fiume che da sempre detrmina il confine delle due Regioni.Il nome Lorenzaga deriva dai possedimenti di un colono romano Laurentus o Laurentius, un prediale (luogo geografico che prende il nome da un possessore) appartenente alla diocesi di Concordia e al Patriarcato di Aquileia.
Il primo insediamento sulla riva destra del Livenza e in prossimità della confluenza del suo affluente, il fiume Monticano, fu un Castello dei Da Camino (1300) . Marin Sanudo il giovane (1466-1536) diarista così la descrisse: "...due fiumi che qui s'accompagnano e bagnano la Rocca". Poi antistante all'antico Castello si sviluppò il Porto della Mota, dove le merci dei Veneziani dall'Oriente sbarcavano per proseguire via terra in Europa. Ma è dal Quattrocento che diviene luogo importante per Venezia e che diede i natali a grandi personaggi in campi diversi.
Caratterizzano e raccontano la storia di questa città due chiese, la Basilica della Madonna dei Miracoli, e il Duomo di San Nicolò (foto a tergo) attorniato da un antico nucleo di case costruite nel tipico stile del luogo tra cui quella che fu del cardinale Girolamo Aleandro, detta "la castella" (foto a tergo) e oggi di proprietà comunale, nel cuore di Motta di Livenza.
La chiesa di San Nicolò, dove sono sepolti il cardinale Girolamo Aleandro e l'anatomo-chirurgo Antonio Scarpa, illustri cittadini che Motta diede i natali, è uno dei più significativi monumenti storici della città. Risalente al 963 d.C. (come testimonia un'antica iscrizione ritrovata nella Chiesa nel corso del XVI secolo e di cui ci dà notizia Lepido Rocco nel 1896 nella sua opera letteraria "Motta di Livenza e suoi dintorni") testimonia che la città esisteva, in un nucleo ridotto, già prima dell'anno 1000 e prima dell'insediamento del castello dei Da Camino.
La chiesa, alla fine di febbraio del 1516, considerato l'anno di nascita della nuova Chiesa di San Nicolò, fu visitata dal Vicario del Vescovo di Ceneda, in quanto stava per essere demolita; questi ordinò di conservare la chiesa e porre una trascrizione in parete in ricordo della sua fondazione: "Jesus: Plebanus Sancti Joannis Baptistae et Populus Castri Mothae me facerunt construxerunt et adoptaverunt, et in Iuspatronatum dicte Plebis et Populum dicti Castri constituit temporibus me reliquierunt . Nel testo si dichiarava che era stata costruita e presa in giuspatronato dal pievano di San Giovanni Battista insieme con di Motta nell'anno 963. Jesus: Plebanus Sancti Joannis Baptistae et Populus Castri Mothae me facerunt construxerunt et adoptaverunt, et in Iuspatronatum dicte Plebis et Populum dicti Castri constituit temporibus me reliquierunt" . Nel testo si dichiarava che era stata costruita e presa in giuspatronato dal pievano di San Giovanni Battista insieme con Motta. La Chiesa di San Nicolò, infatti, fin dalla sua fondazione dipendeva dall'antica Pieve di San Giovanni e per lungo tempo fu affidata a un sacerdote officiante, facente le veci del pievano di San Giovanni. Prima del 1388, anno dell'elezione di Motta a Podestaria, S.Nicolò fu la "Chiesa del Signore del Castello", in altre parole della famiglia Da Camino, dopodiché diventò la "Chiesa del Podestà".In considerazione della crescente affezione che il popolo mottense manifestò verso la chiesa, il Consiglio della Magnifica Comunità nominò nel 1468 il primo Cappellano di S. Nicolò. In quel periodo, il centro abitato, sorto intorno al Castello, ebbe un notevole sviluppo.
Questa situazione fece aumentare l'importanza della Chiesa di San Nicolò tanto che, nel 1486, il Consiglio deliberò che la residenza del pievano fosse trasferita a Motta al fine di assicurare un proficuo ministero religioso agli abitanti. Questa volontà popolare fu però accolta dalla Curia soltanto dopo una lunghissima diatriba, nel 1566, quando il pievano si stabilì a Motta e vennero in seguito, nel 1586, portati ufficialmente i Sacramenti da San Giovanni.
Nel 1497, sempre il Consiglio ordinò la costruzione del campanile, che fu ultimato nel 1501. Due anni dopo, mostrò alcuni segni evidenti di cedimento strutturale che portarono alla decisione di palizzare l'edificio per potervi eseguire i necessari lavori di consolidamento.
Tuttavia, il terremoto del marzo del 1511 compromise definitivamente la già precaria opera muraria della chiesa e, nel 1516, si decise di procedere con la riedificazione dei vecchi muri utilizzando la pietra viva. Il cantiere si chiuse dopo un lunghissimo tempo, alla fine del Cinquecento, anche grazie alla provvidenziale intercessione del Cardinale Girolamo Aleandro che spinse Papa Paolo III (1534-1549) a offrire la somma di 281 ducati pro Fabrica Sancti Nicolai in Mothe.
La direzione dei lavori fu affidata a Padre Zorzi, architetto di Venezia e amico di Jacopo Sansovino, già presente a Motta con l'incarico di supervisore della fabbrica della Chiesa della Madonna dei Miracoli dal 1510 al 1513 (anni di costruzione della Basilica a seguito di una apparizione della Madonna). Gli scalpellini che lavorarono erano i veneziani Buora figli di Giovanni che aveva lavorato con l'architetto Mauro Codussi nella chiesa di San Michele. I lavori si protrassero a lungo e si arrivò fino al 25 giugno 1672 quando finalmente il Vescovo di Ceneda Pietro Leoni consacrò il Duomo di San Nicolò. Ancora oggi le due chiese Basilica e Duomo, costituiscono i due centri della città e ne sono i punti di riferimento geografico.
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