domenica 14 febbraio 2016

Ferrovia Orbetello-Porto Santo Stefano


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Orbetello-Porto Santo Stefano
Ferrovia dell'Argentario
Stati attraversati Italia Italia
Lunghezza 13 km
Apertura 1913
Chiusura 1944
Gestore SNFT
Scartamento 1 435 mm
Ferrovie
Treno in linea inizio 1900
La ferrovia Orbetello-Porto Santo Stefano, detta anche ferrovia dell'Argentario, è una linea ferroviaria dismessa, tra Orbetello e Porto Santo Stefano.

Storia

Il progetto della ferrovia dell'Argentario nacque negli anni dieci del XX secolo quando la Società Nazionale Ferrovie e Tramvie (SNFT) chiese ed ottenne la concessione per la costruzione di una ferrovia a scartamento ordinario, con trazione a vapore, tra la Stazione di Orbetello, posta sulla ferrovia Tirrenica delle Ferrovie dello Stato, ed il porto di Santo Stefano.
La costruzione della ferrovia, lunga circa 13 km, venne fatta rapidamente e, nel 1913, fu inaugurata collegando al porto tirrenico le località dell'area grossetana con le loro attività minerarie e industriali.
C'era anche un progetto di prolungamento verso le regioni interne appenniniche, per raggiungere Foligno od Orvieto e dar loro uno sbocco commerciale verso il mare Tirreno, ma rimase sulla carta.
Con la seconda guerra mondiale la linea subì pesanti danni a causa dei bombardamenti che distrussero quasi totalmente il porto e gli impianti e, nell'estate del 1944, la ferrovia rimase interrotta.
Il dopoguerra non portò alcuna riattivazione dell'esercizio ferroviario nonostante la costruzione di nuove infrastrutture ferroviarie nel porto di Santo Stefano. Alla fine degli anni settanta gli enti locali e la regione Toscana approntarono ed approvarono un progetto di ripristino, ammodernamento ed elettrificazione che avrebbe reso vantaggioso il collegamento anche dal punto di vista turistico, oltre che commerciale, ma non se ne fece nulla.


Il percorso della rete tranviaria dei Castelli Romani

La novità fu accolta con entusiasmo  dai cittadini dell’epoca e cambiò radicalmente le loro abitudini, mettendo in collegamento le varie realtà del territorio castellano.
La nascita della linea tranviaria risale al 1901, quando la Società delle Tramvie e Ferrovie Elettriche di Roma (STFER) riesce a ottenere la concessione per le linee Roma-Grottaferrata e Frascati-Grottaferrata-Genzano con diramazione Squarciarelli-Valle Oscura, nonché della funicolare Valle Oscura-Rocca di Papa. Successivamente la rete si sviluppò su tutto il territorio, inglobando Velletri, Genzano, Albano lungo la Via Appia fino a Roma, e Lanuvio fino a raggiungere nel 1916 la sua massima estensione. Il tram diventa quindi il mezzo di trasporto più utilizzato dei Castelli Romani, fonte di ispirazione per poeti e scrittori, che nel suo lungo percorso regala allo sguardo emozioni irripetibili, un viaggio tra paesaggi unici e scorci pittoreschi.
Dopo la seconda guerra mondiale, l’avvento dell’automobile rivoluziona completamente le regole del trasporto, la rete tranviaria viene pian piano abbandonata, fino ad arrivare intorno agli anni sessanta del Novecento, alla dismissione di tutte le tratte.
Oggi l’auspicio, visti i problemi legati all’intenso traffico e all’elevato inquinamento atmosferico, è quello di prendere spunto dal passato per ripensare ad un nuovo modello di trasporto sostenibile che trasformi l’aspetto delle nostre città rendendole più vivibili.

 

Il Parco dei Castelli Romani e il 'triangolo del Gusto' con il Nordest e Milano

La rete dei borghi europei del gusto propone Comunicare per Esistere, una iniziativa d'informazione
che fonda la sua ragione d'essere sugli scambi culturali fra borghi e terriyori italiani ed europei, al fine di valorizzarne le eccellenze del buon e bello vivere, tramite azioni rivolte ad 'informare chi informa'.
A gennaio si è tenuta presso l'Osteria al Municipio di Gaiarine, una serata ispirata alla cucina romana e ai vini dei Castelli Romani, che ha aperto un progetto di 'triangolazione' che porterà alla creazione di un percorso del gusto a Roma e nei Castelli Romani con la realizzazione di uno stage di informazione della trasmissione multimediale L'Italia del Gusto) ; una tappa a Milano, autentica capitale dell'informazione enogastronomica con la presentazione delle eccellenze venete e romane;
l'incontro con i comunicatori e i giornalisti del Nordest ( compresa la Slovenia, la Croazia e l'Austria), a Gaiarine, Borgo del Gusto, con il Parco dei Castelli Romani.

In particolare il percorso del gusto a Roma e nella zona dei Castelli Romani verrà realizzato in collaborazione con la Distilleria Maschio-Cima da Conegliano di Vazzola (Tv), con visite dirette
e interviste a locali del territorio.

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sabato 13 febbraio 2016

Motta di Livenza, Borgo del Gusto : la storia

Motta di Livenza (Mota in veneto, Mote (La Mote) in friulano) è un comune italiano di 10.920 abitanti della provincia di Treviso, in Veneto.
Si trova circa 35 km a nord-est di Treviso, laddove il fiume Monticano confluisce nel Livenza, al confine tra le province di Treviso, Venezia e Pordenone; servita dalla linea ferroviaria che congiunge Treviso a Portogruaro, è attraversata dalla statale 53 Postumia.
Nel comune hanno sede un istituto comprensivo, l'ISISS "A. Scarpa" (polo scolastico che ospita Liceo Scientifico e Istituto Tecnico Industriale) e il centro di formazione professionale “Lepido Rocco”. In ambito sanitario, hanno sede a Motta l'Ospedale Riabilitativo di Alta specializzazione e la Casa di Riposo per anziani "Tomitano e Boccassin".
La cittadina è sede inoltre del Multinational CIMIC group, l'unico in Europa, dei Vigili del Fuoco a servizio del comprensorio e del magazzino della protezione civile dell'ANA (Associazione Nazionale Alpini) del Triveneto, adibito al ricovero delle attrezzature per la Colonna Mobile Nazionale.

Storia

Motta di Livenza nel 1291 viene nominata "Figlia primogenita della Serenissima". Nel 1511 "Figlia prediletta della Serenissima Repubblica". La sua storia è legata alla storia di Venezia. Trovandosi lungo la Postumia, un'antica arteria dell'Impero Romano, a pochi chilometri da Concordia Sagittaria e Oderzo, due città d'epoca romana, fu luogo di transito e poi terra di feudi e diocesi. La Curte in Laurentiaca citata nel 762 dai figli del duca Pietro del Friuli, oggi chiamata Lorenzaga e frazione di Motta, ne testimonia l'origine a sinistra del Livenza. Con buona probabilità è questa la ragione che nei documenti antichi spesso Motta viene localizzata in terra Friulana essendone il Livenza il fiume che da sempre detrmina il confine delle due Regioni.
Il nome Lorenzaga deriva dai possedimenti di un colono romano Laurentus o Laurentius, un prediale (luogo geografico che prende il nome da un possessore) appartenente alla diocesi di Concordia e al Patriarcato di Aquileia.
Il primo insediamento sulla riva destra del Livenza e in prossimità della confluenza del suo affluente, il fiume Monticano, fu un Castello dei Da Camino (1300) . Marin Sanudo il giovane (1466-1536) diarista così la descrisse: "...due fiumi che qui s'accompagnano e bagnano la Rocca". Poi antistante all'antico Castello si sviluppò il Porto della Mota, dove le merci dei Veneziani dall'Oriente sbarcavano per proseguire via terra in Europa. Ma è dal Quattrocento che diviene luogo importante per Venezia e che diede i natali a grandi personaggi in campi diversi.
Caratterizzano e raccontano la storia di questa città due chiese, la Basilica della Madonna dei Miracoli, e il Duomo di San Nicolò (foto a tergo) attorniato da un antico nucleo di case costruite nel tipico stile del luogo tra cui quella che fu del cardinale Girolamo Aleandro, detta "la castella" (foto a tergo) e oggi di proprietà comunale, nel cuore di Motta di Livenza.
La chiesa di San Nicolò, dove sono sepolti il cardinale Girolamo Aleandro e l'anatomo-chirurgo Antonio Scarpa, illustri cittadini che Motta diede i natali, è uno dei più significativi monumenti storici della città. Risalente al 963 d.C. (come testimonia un'antica iscrizione ritrovata nella Chiesa nel corso del XVI secolo e di cui ci dà notizia Lepido Rocco nel 1896 nella sua opera letteraria "Motta di Livenza e suoi dintorni") testimonia che la città esisteva, in un nucleo ridotto, già prima dell'anno 1000 e prima dell'insediamento del castello dei Da Camino.
La chiesa, alla fine di febbraio del 1516, considerato l'anno di nascita della nuova Chiesa di San Nicolò, fu visitata dal Vicario del Vescovo di Ceneda, in quanto stava per essere demolita; questi ordinò di conservare la chiesa e porre una trascrizione in parete in ricordo della sua fondazione: "Jesus: Plebanus Sancti Joannis Baptistae et Populus Castri Mothae me facerunt construxerunt et adoptaverunt, et in Iuspatronatum dicte Plebis et Populum dicti Castri constituit temporibus me reliquierunt . Nel testo si dichiarava che era stata costruita e presa in giuspatronato dal pievano di San Giovanni Battista insieme con di Motta nell'anno 963. Jesus: Plebanus Sancti Joannis Baptistae et Populus Castri Mothae me facerunt construxerunt et adoptaverunt, et in Iuspatronatum dicte Plebis et Populum dicti Castri constituit temporibus me reliquierunt" . Nel testo si dichiarava che era stata costruita e presa in giuspatronato dal pievano di San Giovanni Battista insieme con Motta. La Chiesa di San Nicolò, infatti, fin dalla sua fondazione dipendeva dall'antica Pieve di San Giovanni e per lungo tempo fu affidata a un sacerdote officiante, facente le veci del pievano di San Giovanni. Prima del 1388, anno dell'elezione di Motta a Podestaria, S.Nicolò fu la "Chiesa del Signore del Castello", in altre parole della famiglia Da Camino, dopodiché diventò la "Chiesa del Podestà".In considerazione della crescente affezione che il popolo mottense manifestò verso la chiesa, il Consiglio della Magnifica Comunità nominò nel 1468 il primo Cappellano di S. Nicolò. In quel periodo, il centro abitato, sorto intorno al Castello, ebbe un notevole sviluppo.
Questa situazione fece aumentare l'importanza della Chiesa di San Nicolò tanto che, nel 1486, il Consiglio deliberò che la residenza del pievano fosse trasferita a Motta al fine di assicurare un proficuo ministero religioso agli abitanti. Questa volontà popolare fu però accolta dalla Curia soltanto dopo una lunghissima diatriba, nel 1566, quando il pievano si stabilì a Motta e vennero in seguito, nel 1586, portati ufficialmente i Sacramenti da San Giovanni.
Nel 1497, sempre il Consiglio ordinò la costruzione del campanile, che fu ultimato nel 1501. Due anni dopo, mostrò alcuni segni evidenti di cedimento strutturale che portarono alla decisione di palizzare l'edificio per potervi eseguire i necessari lavori di consolidamento.
Tuttavia, il terremoto del marzo del 1511 compromise definitivamente la già precaria opera muraria della chiesa e, nel 1516, si decise di procedere con la riedificazione dei vecchi muri utilizzando la pietra viva. Il cantiere si chiuse dopo un lunghissimo tempo, alla fine del Cinquecento, anche grazie alla provvidenziale intercessione del Cardinale Girolamo Aleandro che spinse Papa Paolo III (1534-1549) a offrire la somma di 281 ducati pro Fabrica Sancti Nicolai in Mothe.
La direzione dei lavori fu affidata a Padre Zorzi, architetto di Venezia e amico di Jacopo Sansovino, già presente a Motta con l'incarico di supervisore della fabbrica della Chiesa della Madonna dei Miracoli dal 1510 al 1513 (anni di costruzione della Basilica a seguito di una apparizione della Madonna). Gli scalpellini che lavorarono erano i veneziani Buora figli di Giovanni che aveva lavorato con l'architetto Mauro Codussi nella chiesa di San Michele. I lavori si protrassero a lungo e si arrivò fino al 25 giugno 1672 quando finalmente il Vescovo di Ceneda Pietro Leoni consacrò il Duomo di San Nicolò. Ancora oggi le due chiese Basilica e Duomo, costituiscono i due centri della città e ne sono i punti di riferimento geografico.

Motta di Livenza, borgo del gusto

Motta di Livenza è uno dei borghi del gusto lungo le ferrovie dimenticate.

La ferrovia San Vito al Tagliamento-Motta di Livenza è stata una linea ferroviaria italiana che si diramava dalla Treviso-Portogruaro, in corrispondenza di Motta di Livenza, per innestarsi a San Vito al Tagliamento, sulla ferrovia Casarsa-Portogruaro. La linea, a semplice binario e non elettrificata, è dismessa.
Fu indicata anche come Casarsa-Motta di Livenza.

Storia

Fu aperta all'esercizio il 30 giugno 1913 a completamento della Treviso-Motta, come il coevo tronco Motta-Portogruaro, in direzione del Tagliamento e del confine orientale.
La linea ebbe la funzione di collegare l'Opitergino-Mottense (Oderzo e Motta di Livenza) direttamente con la linea per Udine passando dal nodo di Casarsa. Il motivo primario per cui se ne decretò la costruzione fu un'apposita richiesta dello stato maggiore dell'esercito italiano il quale necessitava di una linea ferroviaria per spostare velocemente le truppe lungo la sponda destra del Tagliamento nel caso di un conflitto contro l'Impero austro-ungarico.
Dopo la seconda guerra mondiale, a causa delle distruzioni subite dai ponti sulla Livenza, i quali originariamente erano stati costruiti a doppio binario ed ospitavano i percorsi affiancati delle due linee, le ferrovie per Portogruaro e per San Vito furono riunificate nei primi chilometri dopo Motta, separandosi presso il Bivio Livenza il quale fu posto in piena linea presso il casello al km 38 della linea Treviso-Portogruaro.
Fu danneggiata dall'alluvione del 4 novembre 1966. A causa di questo evento, l'esercizio ferroviario fu dapprima sospeso, quindi riattivato verso la fine del mese, ed infine "sospeso temporaneamente" nel 1967. La riattivazione non fu mai decretata e nel 1987 l'esercizio fu ufficialmente chiuso con Decreto Ministeriale 1.10.1987 n. 107.T. Fino al 1978, tuttavia, fu effettuato un servizio merci in regime di raccordo che veniva svolto da questa ferrovia per l'inoltro di carri nella stazione di Motta di Livenza da San Vito.

Anni 2000

Al 2010, la linea risulta ancora armata, sebbene sia oggetto di valutazioni per la sua riqualificazione come pista ciclabile. Una tratta ricadente nel territorio del comune di Annone Veneto è già stata trasformata in pista ciclabile nel 2007, in alcuni tratti in corrispondenza dei passaggi a livello, i binari sono stati ricoperti da asfalto, a Pravisdomini di fronte alla stazione è stata realizzata una rotonda stradale, e vari metri di binari sono stati rimossi. Nelle vicinanze della stazione di Annone Veneto, un casello è stato riconvertito ad abitazione privata e reca chiaramente il nome della stazione che si trova a poche decine di metri, mentre un cartello stradale posizionato nelle vicinanze al 2014 informa ancora che è bene prestare attenzione perché a pochi metri vi è un passaggio a livello privo di barriere.
Numerosi caselli abbandonati ma in buono stato di conservazione si trovano lungo tutta la linea; l'attuale armamento risulta sconnesso in alcuni tratti a causa del deteriorarsi delle traversine in legno.

sabato 6 febbraio 2016

Laura Panizzutti a Comunicare per Esistere 2016


 

Laura Panizutti, Family Banker di Banca Mediolanum, ha confermato la propria partecipazione , come partner di informazione, ai progetti e alle iniziative della rete dei Borghi Europei del Gusto,
per tutto il 2016.
"“Non si tratta, come sempre, di una semplice sponsorizzazione , ma di una vera e propria partnership,con interventi nel corso degli incontri e dei dibattiti, non solo per presentare i prodotti e la filosofia di Banca Mediolanum, ma per portare un contributo concreto alle tematiche affrontate. In un certo senso, gli imprenditori hanno ‘sentito’ una presenza diversa,affidabile”.

La presenza di Banca Mediolanum conferma una scelta e una vocazione del Gruppo Bancario di essere vicino alle iniziative che si svolgono nelle comunità locali, al fine di dare una visibilità sul territorio e di sostenere con convinzione le attività culturali,sportive e del tempo libero che il mondo del volontariato organizza ed esprime.





Ferrovia elettrica San Marino - Rimini: ferrovia "non" dimenticata


Data: 28 febbraio 2016.
Iniziativa a cura di: Associazione treno bianco azzurro r.s.m.
Tratta interessata: San Marino - Rimini.
Punto di ritrovo: Borgo Maggiore località funivia.
Orario: 9.00.
Descrizione: la giornata della ferrovia "non"dimenticata si divide in due eventi; ore 9:00 passeggiata raccontata sulla (ex) tratta Borgo Maggiore - San Marino città attraverso le gallerie, raccontando la storia e gli aneddoti. al pomeriggio ore 15:30 "caffè ferroviario" presso palazzo S.U.M.S. adiacente al centro storico - porta del paese. video fotografico e conferenza : LA FERROVIA IERI, OGGI e... DOMANI.

venerdì 5 febbraio 2016

I Borghi del Gusto e le Ferrovie non Dimenticate

Da anni la rete dei Borghi Europei del Gusto sviluppa il tema delle Ferrovie Dimenticate, partecipando in marzo alla Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate, organizzata e promossa da Co.Mo.Do, una confederazione di Associazioni che si occupano di mobilità alternativa, tempo libero e attività outdoor. Un tavolo allargato di discussione e proposta sui temi della mobilità dolce, dell’uso del tempo libero, del turismo e dell’attività all’aria aperta con mezzi e forme ecocompatibili.
Dal 2013 la rete ha deciso di lanciare l'Azione I Binari del Gusto, circuito di località e territori lungo le ferrovie dimenticate, con due obiettivi :
a) diffondere e far conoscere le proposte sulle ferrovie dismesse e dimenticate ;
b) valorizzare la storia dei borghi, con iniziative di informazione multimediali.
In occasione della Giornata Nazionale delle Ferrovie NON Dimenticate 2016, questo processo trova la sua pratica realizzazione, con ben molti giorni di 'viaggi del gusto' che una carovana di giornalisti e comunicatori compierà su questi temi in Italia e in Europa.