La ferrovia
Trieste-Buie-Parenzo, meglio conosciuta come Parenzana (in
sloveno
Porečanka, in croato
Parenzana o Porečanka, in tedesco
Lokalbahn Triest-Parenzo o Parenzaner Bahn), era una
linea a scartamento
ridotto, di tipo
bosniaco (760 mm), che partendo da Trieste
si inoltrava nella regione
istriana raggiungendo Buie
e in seguito anche Parenzo.
La linea Parenzana, con i suoi 123 km di
sviluppo, è stata la più lunga linea a scartamento ridotto da
760 mm tra quelle costruite dall'Impero
austro-ungarico.
I primi progetti nacquero già verso la fine del
XIX
secolo allo scopo di realizzare un sistema di
collegamento tra la costa e l'interno del territorio nord-occidentale
dell'Istria
allora privo di una qualsiasi rete
viaria. Una ferrovia,
ancor piccola, costituiva un formidabile mezzo, a quel tempo, per la
commercializzazione delle risorse produttive e agricole del
territorio che, speravano le popolazioni, sarebbe così uscito dalla
sua endemica povertà. Il governo austriaco non volle assumersi
l'onere della costruzione e solo dopo anni di insistenti richieste ne
concesse la costruzione ad una società
per azioni, con sede a Vienna
e costituita dai comuni interessati e dalla provincia, che assunse il
nome di Localbahn Triest-Parenzo. Nel 1901
iniziarono i lavori e finalmente il 1º aprile 1902
il primo tratto da Trieste a Buie venne aperto al traffico con
trazione
a vapore assicurata dalle piccole locomotive
a vapore saturo tipo
U; entro lo stesso anno veniva attivato il
restante tratto con l'effettuazione giornaliera di una coppia di
treni
misti, di 2ª e 3ª classe, che partivano
rispettivamente, da Trieste alle ore 9:50, e da Parenzo alle ore
9:35, incrociandosi a Buie, con una percorrenza totale di 7 ore e 20
minuti. Venivano inoltre effettuate una coppia di treni da Trieste a
Buie e una coppia da Buie a Parenzo.
La linea ebbe inizialmente origine dalla seconda
stazione
di Trieste a quel tempo denominata Trieste Sant'Andrea, aperta
dal 1887.
Con la costruzione e l'apertura nel 1906
della ferrovia
Jesenice-Trieste, facente parte del complesso
della Transalpina,
la stazione fu ricostruita e spostata verso nord divenendo l'attuale
Trieste
Campo Marzio. La difficoltà del percorso
attraverso il nord-ovest dell'Istria impose la costruzione di
numerosissime curve e un saliscendi continuo che ottenne il duplice
effetto negativo di dilatare i costi e abbassare la velocità massima
raggiungibile a 25/30 km/h. Tra il 1903
e il 1906
venne fatta circolare sulla linea anche una automotrice
a vapore da 16 posti a due assi.
Dopo la prima
guerra mondiale la linea passò sotto
l'amministrazione italiana che nel 1921
per rispondere all'aumento di traffico passeggeri e merci fece
costruire alle Officine
Meccaniche Reggiane 6 nuove locomotive del tipo
P. Nonostante l'aumento del traffico tuttavia le spese di esercizio
rimanevano elevate rispetto ai ricavi del traffico di un territorio
non ricco come quello attraversato dalla piccola ferrovia, che nel
1934
prevedeva solo l'effettuazione di 2 coppie di treni sull'intero
percorso, 2 coppie tra Trieste e Buie ed una coppia tra Buie e
Parenzo.
La crisi del '29 portò ad una contrazione del già modesto traffico
merci, mentre il nascente trasporto su autobus,
molto più veloce della lentissima e tortuosa ferrovia, provocò un
forte calo dei viaggiatori trasportati (con l'eccezione del
pendolarismo verso Trieste, unico traffico consistente degli ultimi
anni). La chiusura di tutta la linea avvenne il 31 agosto 1935.
La linea venne presto smantellata e il materiale rotabile in parte
demolito in parte alienato. Alcuni veicoli vennero acquisiti dalla
Ferrovia
della Val Gardena, 7 locomotive tipo P
furono acquisite dalle FS
che le destinarono con la nuova immatricolazione di gruppo
R. 402 alla rete ferroviaria a scartamento
ridotto della Sicilia.
La P 7 è l'unica ad essere sopravvissuta in Italia fino ad
oggi ed è ospitata dal Museo
nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci
di Milano,
mentre la P 3 è esposta ad Isola,
oggi in Slovenia
davanti all'ex stazione e la U 37 a Capodistria.
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